Ancora oggi la Comunità Europea continua a dare e a programmare di dare  contributi a chi non ha più animali e a chi non coltiva più i terreni (i cosidetti premi PAC) che noi tutti paghiamo per non avere più produttori di carne e prodotti agricoli: continuiamo a pagarli come se ancora stessero producendo.
Follia e i media, i politici e i sindacati stanno zitti.

Follia anche solo dare un premio a chi pianta il grano (circa 800 € ad ettaro) perchè possa vendere il grano sottocosto e cercare, anche se non è possibile, di competere così con i grani canadesi e russi. Così si svilisce il lavoro e la qualità delle coltivazioni: “…tanto sia che produco un prodotto quantitativamente e qualitativamente valido, che no, prendo sempre la stessa quota assistenziale!!”.

Altra assurdità siamo in crisi e nessuno pensa seriamente a risanare il tessuto produttivo agro-alimentare che era e potrà tornare ad essere il nostro tessuto produttivo primario: quello che ha provveduto all’umanità da sempre e che qualifica la nostra qualità di salute e di vita.

In messaggio che ci viene veicolato è di non preoccuparsi arriverà tutto dagli altri paesi a costi inferiori perché noi, utenti finali risparmiamo sul prezzo di acquisto, produrre in Italia costa troppo per le nostre tasche. Possiamo comunque “stare tranquilli perchè controlliamo tutti i prodotti in entrata” ci dicono candidamente.

Così giorno dopo giorno, come hanno già fatto negli ultimi anni, possono ridurci lo stipendio; far morire le imprese agricole con concorrenze sleali perché, una volta che non ci saranno più produttori locali a fornire un prezzo di produzione, potranno comprare all’estero ad un costo minore dell’attuale e aumentare il prezzo di vendita a loro piacimento.

La Cina, i paesi dell’Africa, l’India, l’Argentina il Brasile sono le fonti dei prodotti che stanno invadendo i nostri mercati e allora il concetto che fare il coltivatore è umiliante riesce a farci strozzare qualunque pseudo prodotto.

E domani??? Con che soldi compreremo questi prodotti? Con quelli che non abbiamo più perché le multinazionali ci stanno spellando come stanno spellando i paesi produttori su citati diminuendo le loro retribuzioni, fornendo e obbligandoli ad usare semi ibridi e geneticamente modificati  prodotti sempre dalle stesse.

Così stiamo perdendo anche le specie autoctone che abbiamo selezionato attraverso secoli di lavoroda parte dei nostri coltivatori in tutto il mondo.

ENTRIAMO ORA nel pensiero della “NOVUM”.

Noi di NOVUM pensiamo che occorre:

  1.  indire un tavolo di concertazione di tutte le realtà agricole, artigiane, commerciali e di GAS e quant’altro per discutere su nuove forme di distribuzione commerciale e per modificare esperienze in tal senso fallite in passato e, nel contempo, discernere se c’è la volontà di uscire dal baratro produttivo agroalimentare per la piccola e media impresa.
  2. trovare necessariamente persone competenti per sviluppare dei progetti da portare a livello Regionale, Nazionale e Comunitario per agganciare i necessari finanziamenti per poter ripartire (ben sapendo che troveremo non 100 ma cento miliardi di intoppi da parte di politici corrotti, funzionari pubblici, mafia, ecc.. ecc..)
  3. creare, nel contempo, una rete di imprenditori che possano e vogliano autofinanziarsi per poter continuare a lavorare.

NELLA PROGETTAZIONE OCCORRERA’

  • Analizzare le quantità di prodotti richiesti nella vendita nella nostra area d’intervento
  • Valutare quali prodotti è possibile e conveniente produrre a km zero e quali ricercare in Italia o al massimo in Europa
  • Tenere conto che le grandi produzioni per singola azienda sono impraticabili perché non consentono:
  1. Una distribuzione effettiva a Km zero
  2. Non prevedono una crescita professionale distribuità ma localizzata (una eccellenza e niente altro)
  3. Una dimensione umana

Continuiamo il progetto assieme …….. contattaci per organizzare le prime tavole rotonde e la prima cooperativa.

info@ilnovum.it