Il mare: una risorsa al collasso.

Parlare di sviluppo e custodia del mare è un problema ancora maggiore di quello del territorio.

Uno degli aspetti da rilevare immediatamente è che nel mare finiscono gran parte degl inquinanti aziendali, agricoli e cittadini. Qui infatti finiscono tutte le acque piovane che trascinano le polveri sottili e gl’inquinanti delle città e campagne. Sempre qui hanno il naturale sfocio tutti i depuratori aziendali e cittadini tramite i fiumi e i fossi in cui vengono immesse le acque depurate.

Il problema di base è che le acque depurate e le acque meteoriche che lavano le città sono piene di residui di azoto, fosforo, idrocarburi e nei reflui aziendali, ancorchè depurati, si può sempre trovare di tutto (chi più ne ha più ne metta). Altro problema è la fertirrigazione dei mari causata dai concimi agricoli che vengono dilavati e dai residui organici che oggi sono il risultato dell’uso indiscriminato di decespugliatori e trinciatutto ai bordi dei fossi e dei fiumi.

L’ultimo problema è l’innata capacità dell’uomo di depredare sistematicamente, e sempre più abbondantemente tramite l’uso della moderna tecnologia,  il mare delle specie animali che lo popolano a causa della crescente domanda di pesce da parte dei consumatori e della progressiva diminuzione della quantità di pescabile dovuto alla mancanza del tempo necessario alla sua riproduzione e delle aree di ripopolamento.

Come invertire questo problema?

E’ necessario in primo luogo:

  • riportare le condizioni d’inquinamento il più possibile a zero e per tale motivo bisogna cercare di eliminare, per quanto la tecnologia ci viene in aiuto, gli inquinanti dannosi alla salute del mare.
  • predisporre, in modo continuativo su tutto il territorio nazionale, aree di 3 km di fronte spiaggia interdette alla pesca stabilmente ad aree di 6 km in cui la pesca è consentita.
  • fornire al mare il plancton algale necessario ad alimentare i pesci utilizzati dai predatori come alimento e di cui noi ci nutriamo principalmente
  • impiantare vivai di allevamento in numero sufficiente a produrre il quantitativo mancante  al pescato nazionale per pareggiare il consumo annuale dell’Italia.

Queste azioni ci consentirebbero di far si che il mare si mantenga abbastanza popoloso e farebbe fronte alla richiesta di pesce dei consumatori.

COME INVERTIRLO?

In primis attraverso disposizioni normative che impongano le aree interdette alla pesca (3 km ogni 9km) e che prevedano in caso di violazione delle disposizioni, da parte dei predatori furbetti, la loro interdizione dalla pesca e il sequestro delle barche e attrezzature. In secondo luogo la modernizzazione degli impianti di depurazione o il loro collegamento a vasche per la fito depurazione degli elementi azotati e fosforosi per la produzione di elementi nutritivi da far giungere al mare in forma viva plancton e la convogliazione delle acque piovane in impianti di separazione dei residui degli idricarburi e dei suoi sottoprodotti dalla combustione solo per le piogge normali e/o per le prime acque di scolo che sono le più inquinate dato che è impossibile poter realizzare impianti capaci di depurare tutta la quantità di acqua piovana di temporali violenti. Durante tali eventi, una volta raccolta tutta la quantità di acqua che può ospitare il depuratore si provvederà a sciuntare le condutture direttamente al mare.

COSA  propone l’A.P.S. NOVUM!

Attualmente visto che con il progetto Custodia e sviluppo dell’ambiente stiamo cercando d’implementare la creazione di impianti microalgali destinati a vari settori e di cui uno destinato alle microspecie appetite dai pesci ciò che possiamo cercare di attuare è d’impiantare quanti allevamenti di pesce è possibile.

Con questa iniziativa otteniamo un duplice risultato:

  • Utilizzare le acque reflue dei depuratori cittadini per ripulirle attraverso le microalghe prima della loro immissione in mare
  • produrre il mangime da utilizzare negli allevamenti di pesce.

Forse è poco ma è il primo passo!